
Ma se il primo amore è “un universo, un enigma, un lungo aspettami e torno”, è possibile raccontare l’approdo, la fine del viaggio, la certezza di essere “in un luogo da cui non vorrò andarmene al risveglio”? Gabriele Romagnoli, che ci aveva mostrato la necessità di viaggiare leggeri, di non portare zavorre e di non essere zavorre, ora si cimenta con quello che apparentemente è il suo opposto: il desiderio di fermarsi, la certezza di non voler avere altro e di non voler essere altro.